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In principio PAROLE e MAGIA erano la stessa cosa

“Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sè, sono vuote?… E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele, e io nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci, non ci siamo intesi affatto.”

(Luigi Pirandello)

Utilizzare le parole giuste al momento giusto può cambiare una situazione, un momento, un rapporto sia professionale che privato. E dall’altra parte, le parole possono anche confondere e se pronunciate nel momento sbagliato creare danni.

Il linguaggio è uno degli elementi più importanti con cui costruiamo la nostra mappa del mondo, cioè il modo in cui decodifichiamo ciò che ci circonda, gli eventi che accadono. Sigmund Freud era convinto che le parole fossero alla base della consapevolezza umana e che avessero un potere speciale…” In principio parole e magia erano una sola cosa, e perfino oggi le parole conservano molto del loro potere magico….”

Le parole scelte ed usate correttamente possono aprire una prospettiva diversa annullando l’effetto delle convinzioni limitanti cioè pensieri,

profondamente radicati nella nostra mente, che si ripetono continuamente a livello inconscio e che nascono dentro di noi principalmente in due modi:

SHOCK EMOTIVO

cioè situazioni o eventi che ci hanno coinvolto in modo particolare

RIPETIZIONE

cioè “ripeterci” frasi fatte che il nostro conscio elabora definendone un’immagine che, man mano, sedimenta nel nostro subconscio. Attenzione, però!!!! La ripetizione deriva anche dalle azioni o dai fatti: se continuiamo a ripetere “Non sono in grado di fare questa cosa” piuttosto che “La pianificazione non mi piace” arriveremo ad un solo obiettivo: sviluppare una catena che ci impedirà di raggiungere gli obiettivi.

Non solo le parole rappresentano la nostra esperienza, il più delle volte la incorniciano portando in primo piano alcuni aspetti e tralasciandone altri. Analizziamo, per esempio, i connettivi “ma”, “e”, “anche se”. In relazione ai connettivi che utilizziamo, focalizziamo la nostra attenzione su aspetti diversi di quelle stesse esperienze. Facciamo un esempio: “Oggi è una giornata tranquilla ma domani sarà più impegnativa” – in questo caso ci focalizziamo di più sul fatto che “domani sarà più impegnativa, facendoci trascurare che oggi è una giornata più tranquilla. Se invece, utilizzo la congiunzione e “Oggi è una giornata tranquilla e domani sarà più impegnativa” – alle due considerazioni, viene attribuita la stessa importanza. Infine, potremmo dire “Oggi è una giornata tranquilla anche se domani sarà più impegnativa” focalizziamo maggiormente l’attenzione sulla prima affermazione.

IL LINGUAGGIO POSITIVO E PROATTIVO

Partiamo da una affermazione importante: il cervello ignora le negazioni. Per essere più precisi, le capisce a livello logico ma le “cancella” a livello inconscio. Approfondiamo questo bellissimo concetto con un esempio pratico:

Obiettivo      vuoi che il Cliente ti ascolti per qualche minuto ancora

Frase             “Non si preoccupi, non voglio rubarle altro tempo”

Stai trasferendo al Cliente di preoccuparsi e di focalizzarsi sul fatto che ruberai altro tempo. Il linguaggio positivo e proattivo, invece, si focalizza sul risultato che si vuole ottenere comunicando con gli altri e con sé stessi. Per fare questo, però, bisogna definire con precisione assoluta ciò che si vuole dire, in modo che il cervello elabori immagini ben definite. Ogni parola pronunciata è collegata ad un’immagine ed il cervello è un meccanismo che si muove solo verso direzioni precise.

Per ottenere un risultato davvero soddisfacente, il linguaggio positivo deve essere affiancato dal linguaggio proattivo che indica, chiaramente, a chi ascolta ciò che deve fare.

LINGUAGGIO NEGATIVO    

Non voglio arrivare alla fine dell’anno con un fatturato misero

LINGUAGGIO POSITIVO

Voglio arrivare alla fine dell’anno con un risultato positivo

LINGUAGGIO PROATTIVO

Voglio arrivare alla fine dell’anno con un risultato positivo, aver incrementato il 10% in servizi, il 15% in prodotti e pronto ad affrontare le nuove metodologie di lavoro.

Se ti rendi conto di avere un vocabolario troppo negativo, quello che serve immediatamente è una ristrutturazione verbale, cioè un cambiamento per rieducare il cervello a pensare e parlare in modo diverso, facendolo diventare un nuovo automatismo.

Author

Team KP